Studi e Glossari La Linea Digitale
L'Accesso Base ISDN (o EURO-ISDN) torna su ▲ La linea digitale è la naturale evoluzione della linea analogica e utilizza la selezione a toni in multifrequenza DTMF (Dual Tone Multi Frequency) e non più la singola frequenza a impulsi o DC (decadica 0-9). E’ anche possibile comunque il collegamento di apparecchi di tipo DC. Nel 1971 per la prima volta si utilizza l’acronimo ISDN (Integrated Services Digital Network, cioè Rete Digitale ad Integrazione di Servizi) dal IX Gruppo di Studio del C.C.I.T.T. (International Telephone and Telegraph Consultative Commitee – Comitato Consultativo Internazionale Telefonico e Telegrafico), ora conosciuto come ITU (International Telecommunications Union) per sviluppare un sistema che potesse portare all’utente finale dei canali digitali in ingresso ed in uscita a 64 Kbit/s. Il numero di questi canali doveva essere variabile, per potersi adattare sia al doppino in rame (e sfruttare la rete telefonica esistente), sia alle fibre ottiche. Inoltre si voleva pianificare uno standard di comunicazione che fornisse all’utente finale tutta una serie di servizi digitali, oltre la possibilità di fruttare questi servizi in parallelo: ad esempio la possibilità di mantenere collegati sulla linea un classico telefono, un computer, un fax e una unità video per conferenze e attivare l’apparecchiatura interessata automaticamente ad un certo tipo di chiamata. In pratica si dava inizio alla realizzazione di apparati di rete che fossero in grado di supportare i vari tipi di traffico. Nasce nel 1984 il primo documento ufficiale che sanciva la Linea Digitale ISDN. Nello stesso anno nacque anche il Red Book, cioè il primo testo che raccorpava quelli che dovevano essere gli standard costruttivi, che si avranno per la prima volta nel 1986 in Illinois. In Italia venne costituito nel 1992 il "Consorzio Promotore ISDN" allo scopo di diffondere la cultura dei nuovi servizi telefonici. Il primo vero utilizzo si ha nel 1995 e viene impiegata per trasmettere voce, immagini, testi e soprattutto dati. Inizialmente studiata per sostituire la linea telefonica analogica RTG, doveva anche sostituire la rete pubblica X.25 (o ITAPAC), la rete fonia + dati (RFD) ed infine la rete IDN (teletex e telex). L’ISDN raggruppa tutto questo. Un progetto iniziale prevedeva il B-ISDN, cioè il Broadband ISDN, su rete ATM con l’impiego delle fibre ottiche, fino alla terminazione dell’utente finale, ma fu poi subito abbandonato per sfruttare la rete a banda larga.
Specifiche Trasmissive ISDN torna su ▲ Per il collegamento alla rete ISDN sono necessari degli apparecchi apposti definiti NT (Network Terminator). Gli NT o borchie ISDN vengono comunemente chiamate accesso base, da cui le sigle BRA (Basic Rate Access) e/o BRI (Basic Rate Interface). Su di esse troviamo la scritta identificativa NT1, e cioè Network Terminator 1, e un led di colore rosso che identifica il collegamento alla rete pubblica indicato come Interf. U (interfaccia utente). Il numero 1 altro non è che una identificazione fisica dello strumento, infatti il centralino telefonico che si può collegare ad una o più NT viene chiamato NT2. L’interfaccia Utente è invece il collegamento fisico tramite un doppino, tra l’NT e la rete ISDN. La borchia ISDN è una linea telefonica che permette diversi collegamenti con la centrale locale, infatti è un accesso con due canali B bidirezionali e un terzo canale D solo ad uso di collegamenti fra l’ISDN e la centrale, e definita accesso 2B+D. I due canali B hanno ciascuno una capacità trasmissiva da 64 Kbit/s. Il canale D ha una capacità trasmissiva di 16 Kbit/s e serve esclusivamente a far si che la centrale e l’ISDN siano sempre allineate fra di loro. In sostanza il canale D non può essere usato per trasmettere le informazioni come la voce. Serve però per dare le comunicazioni di quello che l’utente vuole fare, e per dare all’utente le informazioni sulla chiamata, questo assume il nome di SIN e lo vedremo al paragrafo dedicato al Controllo. Esempio: utente -> centrale = voglio telefonare al numero xxxxyyyyyy centrale -> utente = stai chiamando da zz’ww” minuti/secondi e ai speso n,m €. La linea ISDN ripartisce i due canali B in ulteriori due accessi definiti S, detti anche BUS, che possono essere utilizzati per il collegamento di apparati esterni come telefoni digitali, centralini telefonici e modem definiti ISDN. Nel caso di un collegamento verso un centralino telefonico il BUS assume il nome di T. Specificatamente l’accesso S0 serve i collegamenti dati, e l’accesso T0 serve i collegamenti voce. I BUS possono essere Bus Corto e Bus Esteso. Il Bus Corto può avere una lunghezza di cavo compresa fra i 100 e i 200 metri e collegare un massimo di 8 apparecchi, posizionati in qualunque punto. Il Bus Esteso ha una lunghezza compresa tra i 400 4 i 1000 metri e gli apparecchi non possono essere più di 4 devono essere posizionati negli ultimi 50 metri. Vedremo in seguito la Teoria dei Bus. Oltre ai canali descritti ne esistono altri due: H e E. Il canale H, altro non è che una aggregazione di canali B, utilizzati dall’utente per servizi particolari e da questi prendo il nome: H0 384 Kbit/s (6 canali B); H10 1.472 Kbit/s. (23 canali B); H11 1.536 Kbit/s. (24 canali B); H12 920 Kbit/s. (30 canali B). Il canale E è dedicato al trasporto dei segnali di controllo ed ha la capacità di 64 Kbit/s. Spesso anch’esso è detto canale D perché viene utilizzato agli stessi fini di quest’ultimo, ma si deve fare attenzione a non confonderne la capacità. La linea ISDN esiste in due versioni distinte: la BA (base) e la PLUS. La prima ha solo le uscite digitali, mentre la seconda racchiude un adattatore di terminale TA (Terminal Adapter), che offra la possibilità di avere anche due uscite analogiche. Le uscite analogiche presenti sono di due tipi: due di tipo RJ11 e due attacchi DIN per il collegamento di 2 prese tripolari RTG. Queste uscite assumono il nome di a1/b1 e a2/b2 (leggi a1 di b1 ecc…). In questo modo la borchia ISDN è in grado di gestire con selezione DC o MF la segnalazione telefonica con chiamata a 25 Hz, fornire la codifica e la decodifica del segnale fonico, generare gli impulsi di conteggio a 12 Khz per il conteggio della tassazione, utilizzare la telealimentazione da centrale per gli apparecchi e fornire servizi supplementari. Nel caso invece di borchia BA esistono dei TA esterni che permettono il collegamento verso apparecchi non ISDN: l’interfaccia all’interno di questi TA si chiama Interfaccia R.
La linea ISDN è quindi una linea con due canali trasmissivi a disposizione, e pertanto offre la possibilità di avere due conversazioni contemporanee sullo stesso doppino. Questo avviene perché i due canali B sfruttano una variazione sulla frequenza 3,1 Khz. Una linea ISDN può avere proprio per questo concetto due canali trasmessivi facenti capo allo stesso numero telefonico. Non solo la borchia ISDN è in grado di essere opportunamente programmata per avere la possibilità di assegnare al secondo canale B (e solo a questo) dei numeri telefonici aggiuntivi. All’atto della progettazione della linea ISDN, visto i criteri costruttivi dei parametri digitali, si ipotizzò che con essa non vi sarebbero mai stati dei disturbi sulla linea, perdite di segnale o altri problemi e che la comunicazione fosse immediata (circa 2 secondi), ma ciò non si dimostrò, perché non si era tenuto conto delle caratteristiche della rete e che l’ISDN è un apparecchio elettronico e quindi collegato alla rete elettrica per cui soggetta a sbalzi di tensione, senza considerare gli sbalzi generati dagli scaricatori di terra della linea telefonica stessa ubicati sul territorio.
Punto-Punto e Punto-Multipunto torna su ▲ In base a questo criterio possiamo ulteriormente dividere le linee ISDN in mono-numero e multi-numero, o più comunemente punto-punto (P-P) e punto-multipunto (P-MP). Le borchie ISDN punto-punto (o anche Interfaccia T) sono solitamente impiegate per il collegamento ai centralini telefonici, offrendo due linee trasmissive facenti capo allo stesso numero ed in ricerca automatica (R.A. o PBX – Private Branch Exchange) tra di esse. Questa ricerca automatica è di tipo ciclico e durante la fase di chiamata entrante la chiamata viene ripartita prima sul canale B1 e poi sul canale B2 e così via B1, B2, ecc…; Qualora uno dei due canali sia impegnato sarà quello libero a rispondere alla chiamata. Nel caso in cui entrambi siano occupati l’utente generante la chiamata udirà il tono di occupato. Le borchie ISDN punto-punto offrono la possibilità di essere abbinate ad altre borchie con le stesse caratteristiche e di attivare la funzione di ricerca automatica tra di esse. Le borchie aggiuntive faranno capo al loro numero identificativo, ma sia per chiamate in ingresso e sia per chiamate in uscite riceveranno e trasmetteranno sul numero della ISDN definita capofila. Le borchie ISDN punto-multipunto (o anche Interfaccia S - anch’esse impiegate nei centralini telefonici) offrono come nel caso precedente la ricerca automatica fra i due canali B pur facenti capo a due numeri distinti. In realtà il numero primario è sempre il dominante, ed anche nel caso di aggiuntivi, se non opportunamente programmata, l’ISDN trasmetterà il primario per le chiamate in uscita. In questo tipo borchia ISDN se abbiamo un numero primario ed un numero aggiuntivo, e riceviamo una chiamate da un qualsiasi utente indirizzata ad uno dei due numeri questa va direttamente ai reciproci canali assegnati. Nel caso di ulteriori aggiuntivi oltre al primo dobbiamo necessariamente avere la linea ISDN collegata ad un centralino telefonico perché altrimenti non vi sarà possibilità alcuna di sfruttare il servizio MSN (Multiple Subscribe Number o EAZ dal tedesco). Su questo tipo di linea non sarà mai possibile avere il servizio di PBX con altre borchie identiche, perché non è possibile trasferire tutti i protocolli dei vari parametri assegnati alla linea e al MSN del centralino in questione. Complessivamente la borchia ISDN è in grado di supportare un complessivo di 10 MSN, in base ai parametri DSS1: il primo è il dominante gli altri 9 saranno gli aggiuntivi. In Italia, però Telecom Italia che è il gestore predefinito per la distribuzione, e quindi controllo delle linee ISDN, ha fissato il limite MSN a 8, cioè 1 dominate e 7 aggiuntivi.
Nonostante la standardizzazione delle norme ISO, esistono vari protocolli di linguaggio della rete ISDN, che si sono sviluppati nei vari paesi: In Italia e nell’Europa in generale si usa DSS1 (Digital Subscriber Signalling System no. 1) o ETSI (European Telecommunication Standards Institute - Euro-ISDN o ETSI-DSS1); In Germania 1TR6; In Gran Bretagna DASS2; In Francia VN2/3.
I Servizi della Linea ISDN torna su ▲ Visto che l’ISDN è una rete digitale ad integrazione di servizi, offre all’utente, proprio una serie di servizi direttamente utilizzabili.
Alcune applicazioni sviluppate "ad hoc" per ISDN da vari Costruttori sono le seguenti:
Programmazione della Borchia ISDN torna su ▲ La borchia ISDN, consente all’utente, al tecnico installatore o del centralino, sfruttando il manuale in dotazione di poter essere programmata secondo le proprie esigenze. Infatti collegando un telefono ISDN (terminale TE1 – Terminal Equipment di tipo 1) alle porte S, od un telefono analogico (terminale TE2 – Terminal Equipmente di tipo 2) alle porte a1b1 o a2b2, sarà sufficiente la digitazione di alcuni codici per assegnare le funzioni desiderate, ad esempio la messa in attesa di una chiamata, la conferenza a 3, l’avviso di chiamata, la telelettura del proprio contatore in scatti (quando esistevano gli scatti - ndr), il trasferimento di chiamata sia per utente occupato sia per utente che non risponde, l’autodisabiltazione a chiave numerica, la restrizione dell’identità del chiamante (CLIR – Caller Line Id Restriction), servizio di richiamata su occupato (CCBS - Completion of Calls on Busy Subscriber), ed il servizo di segreteria telefonica Memotel. Per la programmazione si rimanda al manuale tecnico della Borchia ISDN.
I Servizi Principali della Rete ISDN torna su ▲ La rete ISDN oltre alla linea ISDN, ha introdotto diversi servizi aggiuntivi tra cui il GNR (Gruppo Numerazione Ridotta), l’S.P. (Selezione Passante), la GNRSP l’abbinamento dei due servizi e il PRI (Flusso Primario). In sostanza la Rete ISDN racchiude l'insieme dei protocolli per l'assegnazione delle numerazioni telefoniche e la gestione delle chiamate entranti e/o uscenti.
GNR e SP - Gruppo Numerazione Ridotta e Selezione Passante torna su ▲ Nel GNR - Gruppo Numerazione Ridotta viene assegnato ad un utente che ne faccia richiesta un numero telefonico ridotto, cioè più corto (solitamente di 4 cifre) che assume il nome di numero matrice allo stesso vengono poi assegnate le coppie di cifre che comporranno il numero radice. Con la SP - Selezione Passante si offre al chiamante la possibilità di comporre il solo numero matrice per essere collegato con l’utente possessore del GNR e interloquire con il primo operatore che gli risponderà, oppure, se ne è a conoscenza, il chiamante, può aggiungere al numero matrice la radice che corrisponderà ad uno specifico interno. La Selezione Passante è un servizio offerto dal gestore che assegna ad un unico utente 100 numeri telefonici con radice dal 00 al 99, preceduti, ovviamente, dalla loro matrice (che sarà la medesima per tutti e 100). Sui 100 numeri che il gestore ha assegnato all’utente, questo stesso sceglierà quante linee fisiche analogiche o digitali installarvi. In questo modo sarà possessore di tutta le centinaia di appartenenza (e non potrà essere assegnata a nessun altro utente) e potrà però utilizzare solo i canali trasmissivi dai lui scelti. Potrà in qualunque momento aumentare le linee trasmissive, senza trasbordare dal massimo concesso: nel caso di matrice a 4 cifre la radice potrà avere 100 numeri; nel caso di matrice a 3 cifre la radice potrà avere 1000 numeri. Nel caso invece l’utente voglia ridurre le linee a disposizione non dovrà scendere sotto ad un minimo di 6 canali. L’assegnazione della matrice a 4, 3 od anche 5 cifre dipende pure dalla posizione geografica in cui si trova l’utente. Questo perché in certe zone il numero telefonico (senza considerare il prefisso) è di 6 cifre, in altre è di 7 od anche di 8; esistono anche zone a 5 cifre, ma via via con la digitalizzazione della rete vengono implementate di una cifra iniziale in modo da raggiungere la sestina.
Chiamando il numero matrice senza comporre alcuna radice la chiamata va al P.O. se programmato, o ad un gruppo di utenti operatori abilitati alla risposta. Chiamando il numero matrice componendo 1 solitamente la chiamata è destinata al P.O. Solitamente le radici da 00 a 10 non vengono usate perché le centrali telefoniche non possono utilizzare questa coppia di cifre per gli interni in quanto generalmente per altre funzioni. Sarà quindi necessario modificare la numerazione del centralino con terzine di cifre, che partiranno da 100. Quindi il primo utente avrà l’interno 100, il secondo 101 e così via fino all’ultimo interno. Resta valido il primo punto dove se si chiama il numero matrice senza radice o con radice 1 la chiamata va verso il P.O. o i gruppi d’utenti programmati.
L'accesso Primario PRI torna su ▲ L’Accesso Primario anche detto Flusso Primario ed identificato con gli acronimi PRI (Primate Rate Interface) o PRA (Primate Rate Access) è fondamentalmente un accesso ISDN ad alta velocità. Questo accesso è in grado di conferire all’utente un accesso dotato di 30 canali B da 64 Kbit/s ciascuno, più 1 canale E (in realtà si chiama D per il controllo) da 64 Kbit/s ed anche un canale 0 (zero) da 64 Kbit/s per uso proprio del flusso, fornendo quindi un totale di 2.048 Kbit/s (abitualmente definito anche Euro-ISDN Net5). Si dice anche un flusso 30B+D. Le chiamate vengono effettuate tramite il canale D e i canali B trasportano i dati quando le due utenze sono connesse. Quando una chiamata viene stabilita si instaura un flusso di dati sincrono e bidirezionale di 64 Kbit/s che viene mantenuto fino al termine della chiamata. Possono svolgersi chiamate fino alla disponibilità di altri canali B liberi, sempre verso uno stesso punto o verso altre utenze. I canali B possono essere utilizzati in multiplex, realizzando praticamente una singola connessione con banda più elevata. Il flusso primario si può avere, oltre in configurazione 30B+D dove i 30 canali sono bidirezonali, anche in versioni con pacchetti di canali unilaterali, cioè solo riceventi o solo trasmittenti (ad esempio 15 canali IN e 15 canali OUT). Esistono anche delle versioni di flusso definiti “spezzato”, dove il flusso anziché avere 30 canali ne ha 15, o 20. Questi possono essere a loro volta tutti bidirezionali o unilaterali. Quando si installa un flusso primario ISDN (all’utente viene installato un LT – Line Terminator), quindi composto su linee ISDN, allo stesso vengono abbinate ulteriori linee ISDN (con l’installazione presso l’utente) di borchie ISDN definite di back-up (scorta), solitamente in numero di 8 per il flusso da 30 e 4 o 5 per i flusso da 15 e 20 canali. Infatti se il flusso dovesse “cadere” cioè si dovesse verificare un mancato sincronismo con la centrale, tutti e 30 i canali trasmissivi sarebbero inutilizzabili. Con le linee di back-up di tipo punto-punto e in PBX tra di loro (e comunque facenti capo alla numerazione principale del flusso) l’utente non sarebbe isolato. Al flusso primario si possono abbinare le funzioni sopra descritte e cioè il GNR, la SP e il PBX. Un flusso primario quindi potrà avere un numero matrice e dei numeri radice, potrà godere della chiamata diretta agli interni assegnati alle radici e potrà anche essere posto in PBX con altri flussi primari (che avranno il loro numero telefonico di riferimento). Questo PBX potrà essere associato ad un massimo di 8 flussi per un totale di 256 canali complessivi di cui 8 canali D, 8 canali 0 (zero) e 240 canali B. Un’ulteriore caratteristica del flusso definisce il flusso stesso in bilanciato e non bilanciato. Il primo tipo ha una impedenza di 125 Ohm e utilizza connettori RJ48, il secondo tipo, invece, ha una impedenza di 75 Ohm e utilizza connettori BNC di tipo coassiale (coax). L'RJ48 a tutti gli effeti è un connettore di tipo RJ45 a 8 pin, ma con specifiche ben definite di cablaggio degli 8 fili al suo interno. Nei primi flussi esisteva un canale detto TS16 che portava la segnalazione dei 30 canali. Essendo composto da un otteno (8 bit) non poteva supportare la segnalazione per tutti contemporaneamente, così è stato diviso in due gruppi di 4 bit ciascuno, in cui ogni gruppo porta segnalazione per un solo canale di traffico. Nella prima trama saranno soddisfatti i primi due canali, nella seconda i secondi due e così via. Serviranno ben sedici trame in successione (multitrama) per consentire al TS16 di completare la segnalazione di tutti e 30 i canali. Questo sistema di trasporto di segnalazione si chiama CAS (Channel Associated Signalling). Poiché ogni collegamento con i flussi è da considerarsi sempre bidirezionale (trasmissione e ricezione) per ogni tratto sono usati due TS16, uno realizzerà la segnalazione in trasmissione e l’altro in ricezione. Il sistema di segnalazione associato al canale funziona egregiamente per reti di telefonia fissa analogica (RTG), ma con l’avvento della nuova rete ISDN (ed anche nel caso del GSM), questo sistema è stato abbandonato, poiché non sufficiente a supportare la crescente mole di dati di segnalazione. Al posto del CAS è stato immesso il CCSS7 (Common Channel Signalling no. 7, ideato dal CCITT nell’anno 1981 con l’avvento della rete ISDN). Nel flusso CAS, il TS16 è l’unica risorsa all’interno del flusso che trasporta tutta la segnalazione dei 30 canali B ed inoltre la segnalazione è trasportata in modo continuo per tutta la durata della chiamata. La segnalazione CCSS7, a differenza della CAS, è totalmente svincolata dall’organizzazione della trama del flusso: non è necessario che il trasporto di segnalazione sia intercalato nella struttura della trama, ma può viaggiare anche separatamente dai canali di traffico ed anche su altri mezzi fisici. Inoltre la CCSS7 può sfruttare protocolli a commutazione di pacchetto.
La segnalazione CCSS7 può, similmente alla CAS, viaggiare all’interno del flusso che trasporta anche il traffico: in questo caso non è necessario che gli sia assegnato il TS16 ma un qualsiasi altro canale (escluso il TS0) e che costituirà un normalissimo canale a 64 Kbit/s (in cui far viaggiare i suoi protocolli a pacchetto) totalmente indipendente dalla struttura d’organizzazione della trama. La CCSS7 ha una capacità di trasposto notevole: un solo TS può servire fino a diecimila canali fonici per la rete fissa e mille canali fonici nel GSM. I gestori di telefonia come Vodafoneutilizzano questo sistema, facendo condividere i segnalatori CCSS7 con i canali di traffico GSM all’interno dei suoi flussi.
Sull’utilizzo dei BUS della borchia ISDN esistono delle vere e proprie applicazioni e metodologie d’impiego. Un BUS S è fondamentalmente costituito da un cavo UTP (Unshielded Twisted Pair) almeno cat. 3, collegato pin-to-pin ad alcune prese mantenendo correttamente l’ordine delle coppie che connette un NT1 con uno o più TE, ed è terminato da entrambi i lati (NT e TE) con due resistenze da 100 Ohm. Il BUS non è opzionale, ma è l’unico modo corretto di connetter tra di loro l’NT e il TE. Come già detto il BUS S può essere: - punto-punto; - punto-multipunto: quest’ultimo può essere BUS S Corto e BUS S Esteso. Nel primo caso di BUS S punto-punto si ha la lunghezza tra i due punti X al massimo di 1 Km. e si può collegare un solo TE ed avere TEI fisso (Terminal Endpoint Identification), compreso tra 0 (zero) e 63, ma abitualmente è 0 (zero).
Per facilitare l’operazione della terminazione si può utilizzare una presa specifica che contiene già le resistenze (la biborchia SIP):
Il cavo che va dalla presa RJ45 al TE deve essere il più corto possibile, e comunque mai superiore ai 10 metri. Il BUS S punto-multipunto abbiamo visto può essere Corto od Esteso. Nel caso del BUS S Corto la lunghezza massima è di 100 metri si possono collegare da 1 ad 8 TE, ed avere TEI dinamico compreso fra 64 e 127. Non ci sono limiti tra le distanza fra i vari TE, anche si è consigliata una distanza di almeno 10 metri l’uno dall’altro.
Con l’utilizzo della doppia presa RJ45 (biborchia SIP), è posibile collocarne più di una dove la prima porta andrà al TE e la seconda alla biborchia successiva per la continuità del BUS e così via.
In questo specifico caso solo l’ultima presa RJ45 deve avere le prese di terminazione inserite. Si parla di BUS S a Y quando la borchia NT non è posta all’inizio del BUS, ma in un punto intermedio. Il BUS a Y viene anche chiamo a T. Per il suo funzionamento il BUS va terminato su entrambi i lati, ovvero le prese più distanti alle due estremità dovranno avere le resistenze di terminazione da 100 Ohm. Le resistenze interne all’NT dovranno essere disabilitate e la lunghezza delle due tratte dovrà essere il più possibile identica.
Il BUS S P-MP esteso può anche essere di tipo passivo esteso, molto simile al BUS corto con la differenza che i TE sono tutti raggruppati alla fine del BUS, come già evidenziato, negli ultimi 25-50 metri. Il numero dei TE allocabili sul BUS e la distanza tra loro influisce sul buon funzionamento del BUS stesso che può raggiungere i 500 metri massimi di lunghezza. Quindi se dovremmo installare i TE in circa 40 metri non potremmo allocare tutti e 8 i TE (massimo di 4).
Terminazione del BUS S torna su ▲ Come abbiamo appena visto il BUS S va terminato alle estremità da due resistenze di terminazione da 100 Ohm. Queste resistenze vanno collocate tra i pin 3 e 6 e tra i pin 4 e 5 della presa RJ45 Sul lato NT il BUS S è già terminato, perché all’interno dell’NT vi sono già le resistenze di terminazione. Su alcuni tipi di borchie NT non è possibile disabilitare queste resistenze, quindi non sarà possibile eseguire il un BUS S di tipo Y, ma dove è possibile troviamo degli switch o dei jumper che ci permettono di procedere.
Per ottenere la corretta impedenza si usa terminare ad entrambi i lati il Bus S secondo il seguente schema (si utilizzano resistenze da 100 Ohm, 1/2 Watt, 5% di tolleranza). Si utilizzava, per la terminazione una presa definita “biborchia” (nome in uso presso la vecchia SIP), cioè una presa di dimensioni standard (come la tribolare) contenete due prese RJ45 e dei jumper inserire e disinserire le resistenze, che sono già presenti ed inserite correttamente. Se non vi fosse il disinserimento delle resistenze nell’NT nel caso del BUS S di tipo Y avremmo una serie di problemi tra cui la sovrapposizione dei segnali e la rigenerazione del clock di centrale. Il segnale che va dell’NT al TE viene inviato in parallelo sui due rami. La trama contiene le violazioni di protocollo che consentono ai TE di sapere l’inizio della trama e sincronizzare i PLL interni. Quindi se c’è differenza di fase significativa dovuta a differenza di lunghezze o dovuta d un forte disadattamento d’impedenza del BUS, i TE dei due rami non sono sincroni o per lo meno il riferimento temporale dell’inizio della trama sarà diverso. Quindi il TA sul ramo più lungo inizia a trasmette più tardi rispetto a quello sul ramo più corto. Se la differenza di fase è tale da essere superiore alla lunghezza di un bit, c’è un’ottima possibilità che nel punto di riconnessione dei due rami ad un certo momento arrivino sia il bit 1 della trama che proviene dal ramo lungo sia il bit 2 di quella del ramo corto, quindi se un bit vale 1 e l’altro vale 0 (zero), per il protocollo di linea 1 equivale a “no signal” e 0 (zero) equivale a +/-40 Volt. O meglio, immaginiamo che i TA lavorano come di treni sui binari: il treno che parte dal binario lungo ed il treno che parte dal binario corto parto nello stesso momento e corrono alla stessa velocità. Il treno che percorre il binario corto arriva prima di quello che percorre il binario lungo. Quindi se i due binari sono uguali i treni al punto di riconnessone si compenetrano e arrivano insieme alla stazione (NT), ma se uno è in ritardo si compenetrano in ritardo e arriva una “massa informe”. La qualità del cavo influisce notevolmente sull’esecuzione dei BUS.
Progettazione un BUS torna su ▲ Per la corretta progettazione di un BUS S è importante verificare la disposizione delle prese dell’impianto telefonico, di dove passano i cavi e se siano in comune con i cavi dell’impianto elettrico. E verificare l’impianto di terra dell’impianto elettrico. Conversione da analogico ad ISDN. Quando si converte un impianto analogico tradizionale in uno ISDN la logica vuole che si installi la borchia al posto della prima presa in ingresso. L’impianto telefonico entra nell’edificio da un determinato punto e arriva ad una presa telefonica. Da qui parte il cavo che arriva alla seconda presa e così via (come visto per la rete analogica). L’impianto tradizionale utilizza il classico doppino. Questo doppino quando avviene la trasformazione in ISDN assume il nome di Interfaccia Utente (BUS U). Dalla ISDN si parte poi con il BUS S e con le uscite a1b1 e a2b2 nel caso sia di tipo Plus
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